Cultura e Società

“La differenza della donna”di S. Thanopulos. HuffPost 1/11/2025

Parole chiave: psicoanalisi, corporeità, desiderio, genere, contemporaneità Nel suo articolo apparso su HuffPost dell’1 novembre, Sarantis Thanopulos descrive la “differenza delle donne” come nucleo vivo che resiste alla logica e al potere del più forte, riaprendo la questione del desiderio, della cura e della soggettività nel cuore della nostra contemporaneità. Una riflessione che attraversa corpo, […]

Rassegna Stampa
“La differenza della donna”di S. Thanopulos. HuffPost 1/11/2025
Il bacio – di Gustav Klimt, 1907-08

Parole chiave: psicoanalisi, corporeità, desiderio, genere, contemporaneità

Nel suo articolo apparso su HuffPost dell’1 novembre, Sarantis Thanopulos descrive la “differenza delle donne” come nucleo vivo che resiste alla logica e al potere del più forte, riaprendo la questione del desiderio, della cura e della soggettività nel cuore della nostra contemporaneità. Una riflessione che attraversa corpo, relazioni e trasformazioni sociali, offrendo alla comunità psicoanalitica un punto di osservazione per ripensare il lavoro clinico e culturale.

La differenza della donna

Sarantis Thanopulos

La differenza della donna ha un valore per la nostra vita che la differenza dell’uomo non ha. Nella sua intima particolarità la donna è meno vulnerabile dell’uomo alla logica del potere del più forte, più vicina alla logica delle relazioni paritarie tra soggetti desideranti. La differenza dei sessi (la madre delle differenze e della loro intesa) regge da sempre più sulla donna che sull’uomo, che è più autoreferenziale. La società patriarcale si oppone a questa differenza, separa da essa il suo lato debole, quello maschile, e reprime il suo lato resistente, quello femminile. Cerca di neutralizzare il desiderio erotico riducendo l’eterosessualità (e a partire da essa ogni forma della sessualità) in un dispositivo di scarica dell’eccitazione. È una società performante che assoggetta il sentire all’agire e il desiderio al bisogno e ha come antagonista storico potente l’irriducibilità del desiderio delle donne alla sua logica, la loro capacità di sottrarsi in mille modi (nonostante i sorprusi millenari e gli abusi) ai suoi dettami. Prive di potere sociale e senza diritto di parola, ma internamente più libere e più capaci di un contatto diretto con il senso della vita, le donne hanno mantenuto vivi come soggetti desideranti anche gli uomini (eternamente divisi tra il privilegio sociale e esigenza intima di essere veramente desiderati). La loro differenza è un bene comune prezioso da difendere più di ogni altra cosa e a partire dal quale cercare di ridefinire radicalmente il nostro modo di vivere.

La differenza della donna è radicata nella biologia e nell’anatomia del suo corpo che si è co-costituito (durante una lunga evoluzione) attraverso la correlazione con altri corpi: quello dell’uomo e quello dei bambini di entrambi i sessi. Non è riducibile a un costrutto soggettivo e sociale anche se è nelle complesse relazioni tra soggetti desideranti che prende forma e significato e diventa realtà vissuta.

La diversa costituzione bio-anatomica della donna gioca un ruolo fondamentale, insostituibile, in tre aree centrali della vita umana che eccedono decisamente le condizioni materiali della sua esistenza: la sessualità, la gravidanza e l’allattamento. La vagina (nel suo collegamento con la clitoride) fonda l’organizzazione sessuale della donna (nell’insieme delle zone erogene) in modo anarchico (privo di un principio di predeterminazione) che espande il piacere sensuale in tutta la sua materia psicocorporea, disponendola all’abbandono orgasmico compiuto. L’utero gravido è sede, attraverso la placenta (un dispositivo vivente co-costituito dalla madre e dal feto), di una comunicazione e relazione emotiva e mentale elementare ma necessaria allo sviluppo embrionale (e allo sviluppo psicofisico del bambino dopo il parto). La funzione del seno è molto più che nutritiva: esso, quando è liberamente espresso, è sede di un intenso piacere sensuale che si compenetra con un piacere sensuale nel bambino coinvolgente non solo la sua bocca ma l’intero suo corpo.

L’essere umano è un animale psichico e sociale che non vive in funzione delle sue strette necessità biologiche. Ha rimosso l’istinto, emancipandosi dalla logica pura del bisogno (liberarsi delle tensioni), e ha avuto accesso al desiderio: la ricerca di esperienze sensuali che implicano la sua permanenza in tensioni complesse e persistenti e trasformano eroticamente, affettivamente e mentalmente la sua materia (far l’amore, conversare con gli amici, sentire la musica, leggere un libro, godere di un’opera artistica, di un paesaggio, di un cibo). Ogni sua relazione vera con gli altri esseri umani richiede l’identificazione reciproca, la capacità di mettersi l’uno nei panni dell’altro.

L’identificazione tra i due sessi (che assegna alla donna una parte maschile e all’uomo una parte femminile) e l’identificazione dei figli con entrambi i genitori rende la differenza tra la donna e l’uomo complessa (un gioco di intese variabili tra le parti maschili e femminili di entrambi) e declinabile in senso eterosessuale, bisessuale e omosessuale. Si può in casi rari, ma significativi, separarsi psichicamente dal proprio sesso biologico e immedesimarsi con il sesso opposto: un’eccezione alla regola che fa parte della natura. Questa complessità non intacca la centralità del corpo erotico della donna nella costruzione delle relazioni sessuali adulte, nell’ospitalità della vita dentro di sé (che include metaforicamente l’ospitalità del desiderio dell’altro nel proprio corpo e nel proprio mondo interno) e nella qualità sensuale della cura dei figli (che li costituisce come soggetti desideranti).

L’identificazione silenziosa degli uomini con la sensibilità femminile ha consentito all’umanità di prendere cura di sé stessa e del mondo, a dispetto dei conflitti e delle catastrofi di cui essa è stata e continua ad essere capace (in gran parte a causa dell’esclusione delle donne dalla gestione degli affari sociali). L’emancipazione femminile nel secolo scorso ha mostrato che la capacità delle donne di identificarsi con gli uomini le rende del tutto equiparabili sul piano performante con loro. Ciò che abbiamo ricavato è deludente: gli uomini si sono ritirati in gran parte dalle funzioni sociali che richiedono una sensibilità femminile (ciò è manifesto nelle professioni di cura) e tutte le funzioni (incluse quelle della cura) si svolgono da donne e uomini secondo un modo prevalentemente maschile di fare.

Il sistema patriarcale ha agito da sempre con l’intento di neutralizzare la differenza femminile: reprimendo il potere erotico liberatorio della vagina; trasformando la donna in una macchina procreatrice (il suo utero è stato da sempre considerato socialmente “in affitto” e oggi si cerca perfino di sostituirlo con uno artificiale); riducendo la sua funzione materna in uno strumento di puro accudimento materiale. Vuole costruire un mondo preordinato e del tutto prevedibile e colpisce il legame dell’attesa con l’inatteso e lo spazio del tempo libero, della sorpresa e della scoperta. Distoglie l’attenzione dalla capacità femminile di interpretare le funzioni sociali e politiche in modo diverso e innovativo rispetto a quello dei maschi: con uno sguardo che guarda il mondo con gli occhi dell’interiorità, in grado di sentire ciò che non si vede. Cerca coerentemente di dirottare l’emancipazione della donna nella direzione di un’affermazione della sua idoneità a svolgere queste funzioni come le svolge un maschio chiuso nel suo mondo: con un agire conforme al vedere concreto che ignora l’invisibile. In questa direzione le donne non troveranno mai la strada di una parità reale. Esse sono costitutivamente incompatibili con ogni sistema di potere fondato sul maschile performante.

“La differenza della donna”di S. Thanopulos. HuffPost 1/11/2025 spiweb

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