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“La regressione nel processo analitico” – Gyumri (Armenia) 4 – 8 ottobre 2025 – Report di Annalisa Amadori

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“La regressione nel processo analitico” – Gyumri (Armenia) 4 – 8 ottobre 2025 - Report di Annalisa Amadori

Ho partecipato al convegno organizzato dalla IPC (Integrative Psychoanalytic Community). Questa istituzione riunisce analisti e candidati affiliati all’IPA con l’obiettivo di favorire la prosecuzione dei contatti sviluppati nei decenni precedenti sia tra i paesi dell’Est Europa sia con il resto del mondo in questi anni tragici in cui guerre, sanzioni, forzate emigrazioni e difficoltà ad attraversare le frontiere hanno interrotto o fortemente limitato la precedente ricca rete di collaborazioni. Il PIEE (Psychoanalytic Institute for Eastern Europe) e il succedutogli EPI (European Psychoanalytical Institute), ambedue afferenti all’IPA-FEP, hanno cessato del tutto la loro attività nel 2023, seppure numerosi membri e candidati IPA fossero rimasti senza una loro Società e un loro Istituto di Training. 

La missione dell’IPC è dunque quella di creare una comunità professionale dedicata alla formazione di ulteriori gruppi di studio e di istituti, collaborando con l’IPA e la FEP, anche riguardo alla creazione di una scuola per membri e candidati IPA provenienti da vari paesi dell’Europa orientale. 

I partecipanti, un centinaio, provenivano dalla Russia europea (ma anche da Irkutsk e Tomsk), dalla Bielorussia, dall’Armenia, dalla Georgia e dalla Moldavia (non dall’Ucraina). Suddivisi in piccoli gruppi, hanno avuto la possibilità di discutere in russo e in inglese materiale teorico (relativo alle relazioni principali) e cliniche (casi presentati dai partecipanti). Si è svolta anche un’assemblea generale dei membri dell’IPC che si sono confrontati sulle prospettive future.

Nella prima giornata, Paolo Fonda (Trieste) ha presentato una relazione dal titolo “La regressione in psicoanalisi”. Il testo, dopo aver toccato gli elementi teorici sviluppati dai principali autori che si sono occupati del tema, è passato a descrivere anche gli aspetti non patologici dei fenomeni regressivi, utili a rappresentare momenti importanti del trattamento e della crescita individuale. Il relatore ha sottolineato di non voler certo formulare una visione esaustiva, ma ha cercato piuttosto di sollevare numerosi interrogativi che sul tema possono sorgere.

La sessione di domenica 5 ottobre è stata aperta dalla relazione di Endel Talvik (Tallin) dal titolo “Narcisismo e regressione”. Il relatore ha fatto riferimento al mito di Eco e di Narciso, individuando nelle figure mitologiche i due opposti di un solo problema. Il concetto di “ecoismo” (coniato da Malkin) descrive persone che hanno paura di risultare un peso, che si scusano costantemente e vivono attraverso i sentimenti altrui. La sofferenza, in questi casi, nasce dallo squilibrio fra le posizioni narcisistica ed “ecoistica” e da un diverso investimento dell’Ideale dell’Io. Il senso di alterità, traguardo che può essere sviluppato, va oltre il dualismo e si apre alla complessità dell’altro. Sono questi i prerequisiti per l’amore maturo. Se la patologia narcisistica è per lo più nota come disturbo della personalità, quella “ecoistica” comporta elementi dello spettro ansioso, depressione, disturbi alimentari, insicurezza. Nel narcisismo può essere riconosciuto non un aspetto fisso del carattere, ma un processo dinamico attraverso cui ciascuno gestisce il proprio senso di valore.

Nella sua relazione, dal titolo “L’inconscio dell’Io”, Ellen Sparer (Parigi) ha esplorato alcuni elementi inconsci dell’Io e il loro impatto durante il trattamento psicoanalitico. E’ stata descritta la variazione nei concetti relativi all’Io: da una parte l’Io unificato della teoria topografica e dall’altra l’Io della teoria strutturale, istanza separata dall’Es poi distinta dal Super Io e infine divisa in sé stessa. L’esperienza clinica ha, dunque, spinto Freud a postulare un terzo inconscio come componente fondamentale dell’Io. Si può postulare che l’Io sia all’incrocio delle due topografie. Freud passa dai problemi della rappresentazione presenti nella prima topica a quelli della percezione. Lo stesso Freud indica la prossimità delle istanze quando (Lezione XXXI) enfatizza la funzione osservante dell’Io nel senso del giudizio e della punizione. Oltre l’ovvio legame col Super Io, entro lo stesso testo, viene aggiunta la responsabilità della repressione che può cadere tanto sul Super Io quanto sull’Io. Nella distinzione tra percezione e rappresentazione, l’elemento di giudizio relativo all’esistenza diviene cruciale. La relatrice ha esposto un caso clinico in cui è risultata fondamentale per il paziente la percezione all’esterno di ciò che lui sentiva internamente. Il paziente, alla fine, ha dimenticato sé stesso, ma ha potuto risvegliare memorie dell’analista, della seduta e anche di sé stesso. 

La sessione del giorno seguente si è aperta con la relazione di Armine Gmur-Karapetyan (Gyumri): “Manifestazioni di regressione nella clinica psicoanalitica”. E’ stato presentato il complesso caso clinico di una paziente colpita da un blocco maturativo derivato dall’obbligo di acquisire una precoce maturità finalizzata al sostegno e alla consolazione della propria madre. E’ stato evocato il mito armeno di Parvana, in cui, una giovane principessa, si sentì costretta a seguire l’indicazione del padre morente di trovare marito. Dopo essersi piegata al volere paterno, ella respinse tutti i corteggiatori e, rattristata per il proprio destino, prima riempì un lago di lacrime poi si trasformò in una fredda roccia. La paziente, in occasione del riacutizzarsi delle sofferenze materne, aveva presentato, nel corso di due anni, episodi di breakdown, sorta di pietrificazione, che l’analista interpretò come “agonia”, paragonabile allo stato di “paura del breakdown” di Winnicott. Queste brevi perdite di connessione tra l’analista e la paziente non hanno ecceduto le capacità mentali dell’analizzanda così da ripristinare rapidamente il contatto. Il processo è stato favorito dalla creazione in analisi di un buon ambiente che la relazione analitica ha saputo sostenere.

Il lavoro di discussione nei gruppi pomeridiani, grazie all’approfondimento delle tematiche presentate, ha arricchito i partecipanti integrando punti di vista, articolazioni e considerazioni differenti sulla clinica.

Il proposito con cui ci siamo salutati è quello di rinnovare questi incontri che consentono un confronto non solo tra esperienze psicoanalitiche, ma anche tra culture diverse.

Annalisa Amadori

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