Cultura e SocietĂ 

IL PADRE ALTROVE

Dimenticare il ’68? A quarant’anni esatti dal “bel maggio” non si può non ripensare a quella gigantesca ondata di rivolta contro i padri che avrebbe cambiato tante cose, quanto meno nel costume quotidiano. Qualcuno la considera ancora “formidabile”, qualcun altro pensa che il ‘68 sia stato un evento catastrofico e denso di conseguenze nefaste. Due psicoanalisti francesi scrissero allora, sotto pseudonimo, una critica violenta dell’ “Univers contestationnaire”, il “nuovo” universo che voleva mettere i padri in campo di concentramento (contestation/ concentration).

 

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Ma già prima, negli anni ’60, un altro  psicoanalista, Alexander Mitscherlitsch, aveva scritto “La società senza padri”, avvertendo la crisi di quella figura paterna che, pure, la psicoanalisi ai suoi inizi aveva messo severamente sotto osservazione criticandone gli eccessi. Oggi la società senza padri è una realtà banale, e non ci si stupisce più che il papà amico/adolescente/para-materno produca i suoi guasti nell’educazione dei figli, senza che si  sappia, tuttavia, come inventarne uno nuovo.Il cinema, con la sensibilità che gli è propria, ha saputo cogliere nel corso degli anni i mutamenti, i conflitti e le contraddizioni crescenti della figura paterna. L’ha descritta senza troppe ipocrisie, a tutte le latitudini e in tutti gli ambienti, con grande intensità rappresentativa. E ci fornisce occasioni preziose per “vedere” altri aspetti della paternità, nel costume e nella psicologia collettiva, che nella vita di tutti i giorni riescono a mascherarsi sotto il velo dell’abitudine.Leggere, attraverso il cinema, le criticità della figura paterna costituisce per gli psicoanalisti del giorno d’oggi una forte sfida a rivedere alcune certezze d’un tempo, a trarre dalla propria sensibilità e dall’esperienza clinica qualche nuova interpretazione di quanto avviene nella mente delle persone che vivono la famiglia degli anni ‘2000. La Cineteca e il Centro Milanese di Psicoanalisi hanno scelto, in questa ottica, tre film fortemente significativi nella loro diversità, accomunati peraltro da un dato comune: la ricerca di un “altrove” dove i padri di oggi si trovano proiettati, spesso senza colpa, e dove i figli, non più arrabbiati ma sofferenti, li cercano tra mille difficoltà. Riflettere, discutere – ma anche emozionarsi – su questi temi, evitando la retorica diffusa in queste occasioni, è una possibilità che non si presenta spesso, è un modo originale, stimolante, per vedere cinema e psicoanalisi che si incontrano … ancora una volta.Pietro Rizzi

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